Testo di Giuseppe Dibenedetto
L’occasione della consegna della Chiesa Russa che ,a suo tempo erretta e ristrutturata grazie ad un contributo della famiglia principessa Jelisaveta Karadjordjevic di, Jugoslavia ,sta per essere restituita allo Stato russo da quello italiano, dopo il temporaneo rinvio dovuto alla morte del Patriarca Alessio II,.è propizia per ricordare la storia di questo luogo del culto nicolaiano, caro ai Baresi quanto ai Russi. In nessun altro luogo d’Italia, infatti, si ha, forse, la sensazione di trovarsi magicamente trasportati nella sontuosa e fiabesca Russia di potenti Zar e austeri santi, come in alcuni luoghi della città di Bari correlati a San Nicola.
Ciò avviene con stupefacente persistenza nella cripta della Basilica a Lui dedicata, dove riposano le preziose reliquie trafugate nel secolo undecimo (1087) e ancor più davanti alla chiesa russa, nel rione Carrassi, dove, sotto la protezione di una preziosa cupola “a cipolla”, una grande statua del santo, realizzata da uno scultore contemporaneo, accoglie i visitatori con una spada sguainata nella mano destra e una miniatura della chiesa nell’altra.
Grazie a san Nicola il legame tra Bari e l’Oriente cristiano si è sempre connotato in maniera particolare: nella Basilica cattolica si celebra anche il rito ortodosso.
Per questo Bari è oggi per i russi il terzo luogo di pellegrinaggio dopo Gerusalemme e Roma, essendo san Nicola nella tradizione ortodossa venerato come isopostolos (simile agli apostoli) e protettore della nazione.
Queste le chiavi di lettura di un legame strettissimo tra una città e una nazione: esso ha sempre avuto come presupposto il viaggio, la capacità di farsi pellegrino, “marciatore” di quel Dio la cui intercessione, s’invoca attraverso la venerazione delle reliquie del suo santo, anch’egli “viaggiatore” instancabile, persino post mortem, in virtù della traslazione delle sue reliquie.
La presenza ortodossa in Europa, pur da sempre significativa, si è tradotta, alla fine del XIX secolo, in un processo di vera e propria presa di coscienza culturale, nell’affermazione della propria identità religiosa attraverso la costruzione d’edifici di culto. Nell’arco di pochissimi anni si è assistito alla costruzione di chiese così dette “Russe” nei tessuti urbani di Nizza, Firenze, San Remo e Bari.
Il fenomeno è suggestivo, tanto più perché contrassegnato dal crisma dell’approvazione e del sostegno economico dello Zar Nicola II, ultimo Imperatore di Russia.
La seconda metà del XIX secolo vede una massiccia intensificazione del pellegrinaggio Russo a Bari d’ascrivere al miglioramento delle comunicazioni navali nel Mediterraneo. Grazie alle nuove rotte, i pellegrini provenienti dalla Russia, dopo essersi recati in Terra Santa, prolungano il loro viaggio a Bari, donde ripartono per i paesi d’origine, solo dopo aver venerato le reliquie di san Nicola, loro protettore.
Tuttavia, la sosta nella città pugliese aveva da sempre comportato difficoltà, in quanto come testimoniato in alcune cronache di viaggio, che attestano dimostrazioni non sempre calorose dei baresi nei confronti dei pellegrini stranieri, al tempo in cui si officiava con rito ortodosso in una basilica cattolica.
Per ovviare a ciò, si propose, sulla scorta dell’esperienza di Roma, ove si era costruita una “casa del pellegrino russo” con annessa una piccola chiesa, di edificare una piccola “cittadella ortodossa”, dove i viandanti russi avrebbero potuto svolgere degnamente le proprie pratiche devozionali. Tra il 1911 e il 1913 si provvide, pertanto, all’acquisto di un appezzamento di terreno nell’antica via di Carbonara, esteso per 12.000 metri quadri, il cui prezzo fu pattuito in 50.000 rubli oltre alle spese accessorie.
Le iniziali sovvenzioni per la costruzione furono poi integrate sia dai fondi raccolti in una giornata dedicata alla costruenda Chiesa Russa di Bari, sia da 246.562 rubli conservati nel fondo della “Società della Palestina” a questo scopo e devoluti immediatamente dal principe Mikail Aleksandrovic, che n’era l’affidatario.
Lo Zar stesso sottoscrisse il progetto, che sottopose alla propria diretta protezione.
Le questioni burocratiche furono agevolmente superate. Dopo l’acquisizione del terreno dagli eredi Scorcia e l’autorizzazione a costruire una chiesa ortodossa con annessa “Casa del pellegrino”, la progettazione degli edifici fu affidata all’architetto Alexej Victorovich Shchusev, già progettista della chiesa Russa di San Remo. Il 9 maggio 1913 fu posta la prima pietra; il 24 dicembre 1913 la chiesa fu consacrata da Vladimir, metropolita di Pietroburgo. Lo scoppio della Prima guerra mondiale vide il complesso utilizzato dalla Croce Rossa Italiana come centro d’accoglienza per i profughi del conflitto, distogliendolo temporaneamente dalla destinazione originaria per cui era stato costruito.
Il conflitto tuttavia non arrestò l’attività costruttiva delle maestranze impegnate nei lavori della Chiesa Russa. Ciò che pose dolorosamente fine al “sogno russo” nella Terra di san Nicola fu la Rivoluzione d’Ottobre (1917).
Nel 1926 la Russia rivoluzionaria richiese allo stato italiano il possesso della costruzione allora abitata e gestita dal principe Zevachiov, che della vicenda dell’edificio era stato uno dei protagonisti ed era imparentato ai nobili che avevano provveduto alle spese della costruzione .
Ne sorse una lunghissima controversia che portò a parecchi coup de theatre.
Nel 1930, per sanare in via indiretta i danni di una controversia internazionale, l’Italia acquistò il complesso della Chiesa Russa di Bari dallo Stato Sovietico, al fine di renderlo al Comune di Bari e, con il ricavato, risarcire una Società Italiana che operava in Russia e che, a causa degli eventi rivoluzionari, era dovuto ritornare in Italia, subendo gravissime perdite economiche.
Per un lungo periodo, la Chiesa, pur considerata come un avamposto d’Oriente in Bari e largamente ammirata per la sua mirabile bellezza, non ricopriva in sostanza alcun ruolo nella vita cittadina. I baresi tuttavia non la dimenticarono e ne fecero più volte oggetto di restauro, anche perché buona parte della costruzione era utilizzata come edificio scolastico.
La verde cupola “a cipolla” dai mille mattoncini in lucente ceramica ritrova il suo splendore tra il 1965 e il 1967 grazie agli interventi di restauro dell’impresa “Costantino Lerario”; la copertura lignea, ormai fradicia d’acqua e inutilizzabile, è restaurata invece nel 1975 dall’impresa “Giuseppe Veneziani”. Il complesso ritrova interamente il suo fascino e la sua identità nel 1988, grazie all’impegnativo restauro della Soprintendenza ai Beni Architettonici, affidato all’architetto Davide Cusatelli. Oggi la Chiesa, uno dei pochi esempi del genere esistenti in Europa Occidentale, si presenta costituita da due ambienti, disposti su due differenti livelli. La pianta è a croce greca con i quattro bracci coperti a spioventi, abside circolare con copertura prismatica, tamburo cilindrico concluso da calotta a bulbo. Il manto di copertura è costituito da tegole piane cruciformi maiolicate di colore verde. Il complesso è interamente costruito in muratura portante di tufo, lasciato a vista sull’esterno e intonacato all’interno.
Dopo queste alterne vicende, finalmente, complici i recenti eventi storici, il tempo è apparso maturo per il ritorno alla Russia di questa piccola oasi di Levante a Bari: nei primi giorni di un ventoso 2007, in occasione della visita di Stato nella città pugliese del Presidente della Repubblica Russa, Vladimir Putin, è stata, infatti, concordata la restituzione dell’edificio alla Russia.
E’ l’epilogo di un lungo percorso o l’avvio di uno nuovo? Una sola la certezza: dopo circa mille anni, i pellegrini russi potranno venerare a Bari, nel loro luogo di culto, il loro santo patrono Nicola, potendo condividerne la gioia con i baresi, in un incontro, finalmente integrato e armonico, fra identità distinte
Che il compito assegnato dalla storia alla città di Bari sia quello di porta d’Oriente in Europa? Da Bari potrebbe veramente germogliare e fortificarsi il seme di un’Europa unita non solo nei trattati ma, come sin dalle origini cristiane, nella fede e nella speranza di un futuro comune di pace, sviluppo e prosperità.”.
*Relazione tenuta il giorno 11 dicembre 2009 presso lo Sheraton Nicholaus Hotel in occasione dell’incontro organizzato dalla LUM (Libera Università del Mediterraneo) e dai Lions Clubs: Bari Levante, Bari Host, Bari Triggiano Marina, Bari Aragonese, Bari Bona Sforza, Bari Mediterraneo N.C. Martina Franca Host, Margherita di Savoia, Gravina di Puglia, Toritto, Altamura Mercadante, Santeramo, Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti, Jesce, con la principessa Jelisaveta Karadjordjevic di Jugoslavia, coincidente con la consegna della Chiesa Russa che, a suo tempo erretta e ristrutturata grazie ad un contributo della sua famiglia, allo Stato russo da quello italiano, dopo il temporaneo rinvio dovuto alla morte del Patriarca Alessio II.